Osteoporosi: respirare aria inquinata aumenta il rischio

Arrivano conferme sulla correlazione fra inquinamento e osteoporosi, come confermano decine di studi e test mondiali degli ultimi 20 anni.

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I ricercatori hanno definito l’osteoporosi una malattia “silenta”, perché spesso non viene riconosciuta fino a quando una persona non subisce una lesione debilitante. Ma è molto diffusa: a livello globale, si stima che un terzo delle donne ed un quinto degli uomini di età superiore ai 50 anni subiranno fratture legate all’osteoporosi. In India, le statistiche affidabili sono scarse, ma si ritiene che più di 61 milioni di persone abbiano questa deleteria condizione.

La ricerca suggerisce che molti fattori contribuiscono all’osteoporosi, tra cui i cambiamenti ormonali, la mancanza di esercizio fisico ed il consumo di alcol e fumo di tabacco. Tutti svolgono un ruolo in India, ma anche un altro fattore: l’esposizione all’inquinamento atmosferico. Studi epidemiologici in numerose nazioni suggeriscono che i tassi di osteoporosi sono più alti nelle aree che hanno aria fuligginosa ed altamente inquinata. I ricercatori stanno ancora cercando di capire i meccanismi biologici che potrebbero collegare lo smog alle ossa fragili. Ma “c’è un crescente riconoscimento che … l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio per la salute delle ossa”, afferma l’epidemiologa ambientale Cathryn Tonne del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal).

Il patologo francese Jean Lobstein è accreditato di aver coniato il termine osteoporosi, una combinazione delle parole greche per osso e buco, negli anni 1830. Nei decenni successivi, gli scienziati hanno svelato come l’equilibrio tra deposizione ossea ed assorbimento va a convogliarsi nell’osteoporosi e hanno anche identificato molteplici fattori di rischio. Ma tutto questo non è stato fatto fino al 2007, dopo che uno studio condotto in Norvegia ha richiamato l’attenzione su un possibile legame con l’inquinamento atmosferico. Quello studio, pubblicato su Osteoporosis International, ha trovato una correlazione debole ma statisticamente significativa tra l’esposizione modellata all’inquinamento atmosferico e la ridotta densità ossea in 590 uomini di 75 o 76 anni. Tre anni dopo, gli stessi ricercatori hanno trovato una correlazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico ed un aumento della prevalenza di fratture dell’avambraccio auto-riferite negli uomini che fumavano.

Negli Stati Uniti, un team guidato da Diddier Prada, un epidemiologo ambientale e molecolare presso la Icahn School of Medicine del Monte Sinai, ha sondato grandi set di dati assemblati dal governo degli Stati Uniti e dai ricercatori. Uno studio, pubblicato nel 2017 su The Lancet Planetary Health, ha esaminato un insieme di 9,2 milioni di persone di età superiore ai 65 anni, che vivevano nel nord-est degli Stati Uniti e 692 uomini di mezza età che vivono in comunità a basso reddito. In entrambe le comunità di persone studiate, i ricercatori hanno scoperto che l’esposizione a livelli più elevati di due forme particolarmente pericolose di inquinamento atmosferico – particolato inferiore a 2,5 micron di diametro (PM2.5) e fuliggine noto come carbonio nero – era associata a tassi più elevati di fratture ossee e ad altri marcatori di osteoporosi. L’anno scorso l’eClinical Medicine Prada ha riferito di aver trovato un’associazione tra i marcatori dell’osteoporosi e l’esposizione ad un altro importante inquinante atmosferico, gli ossidi di azoto, tra un gruppo di oltre 160.000 donne statunitensi che avevano già sperimentato la menopausa.

Regno Unito e Cina hanno anch’essi dei dati molto incoraggianti sulla scoperta dell’argomento e ci rendiamo conto solo adesso di quanto, in generale, l’inquinamento atmosferico faccia male ad ogni essere vivente, non solo all’essere umano.

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